Delrio: ora infrastrutture e riqualificazione dei condomìni

Accelerazione sugli investimenti in opere pubbliche e riqualificazione energetica dei condomini attraverso un'estensione dei bonus fiscali. ... Dobbiamo passare dalla scala micro a quella del condominio.

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Accelerazione sugli investimenti in opere pubbliche e riqualificazione energetica dei condomini attraverso un’estensione dei bonus fiscali. Sono queste per il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio (foto), le due leve su cui agire per spingere rapidamente il Pil verso un dato positivo. Ma in questa intervista al Sole 24 Ore, Delrio parla anche di «un patto con il presidente Renzi, il ministro dell’Economia Padoan e con il Ragioniere generale Daniele Franco» per mettere a disposizione delle opere cantierabili tutte le disponibilità di cassa necessarie «oltre i tendenziali previsti» per il Fondo sviluppo e coesione.

 

E dopo «il D-Day degli investimenti di mercoledì scorso», che ha ripartito 28 miliardi di Fsc, Delrio entra nel dettaglio delle opere che possono portare già nel secondo semestre dell’anno una spinta alla crescita.

Ministro Delrio, cominciamo dal dato del Pil, che nel secondo semestre non è affatto buono.

Sì, ammetto che non è un bel dato. C’è una congiuntura generale non favorevole e noi, come sempre, accusiamo il colpo un po’ più degli altri quando è così. Ma i conti si fanno alla fine e i dati che abbiamo sul trimestre estivo sono confortanti quanto a turismo e traffico passeggeri. Siamo fiduciosi di tornare subito con il segno più, ma è chiaro che non basta e che bisogna spingere ancora sulla crescita.

Mi pare che nel governo ci sia ormai unanimità sulla ricetta principale: rilanciare gli investimenti pubblici. Quindi una fetta importante della responsabilità è sua.

A tal punto questa posizione è condivisa che mercoledì il Cipe ha preso decisioni fondamentali la cui importanza diverrà chiara via via che si va avanti. Mi riferisco al D-Day degli investimenti.

Cioè alla programmazione di tutte le risorse 2014-2020 del Fondo sviluppo coesione, 28 miliardi, che è noto per avere cifre di competenza da capogiro e disponibilità di cassa molto centellinate negli anni, con picchi che saranno solo dopo il 2019.

È vero, sulla carta è così. Ma qui c’è una delle novità davvero importanti di questo lavoro. C’è un patto con il presidente Renzi, con il ministro Padoan e con il Ragioniere generale Daniele Franco che sarà comunque resa disponibile la cassa, anche aggiuntiva rispetto ai tendenziali previsti, per tutti i progetti che saranno pronti a spendere. È una novità molto rilevante che dimostra come sia cambiata la sensibilità del Mef. È il definitivo superamento di quel meccanismo che in passato aveva fatto del Fas prima e del Fsc dopo un bancomat per finalità che spesso nulla avevano a che fare con lo sviluppo degli investimenti, soprattutto al Sud. È stato utilizzato per ripianare i debiti sanitari e quelli delle aziende di trasporto. Questa storia è finita e la programmazione decisa mercoledì dal Cipe evita la frammentazione in 22mila interventi, come è stato nel ciclo 2007-2013, per concentrarsi su pochi assi prioritari. Aggiungo un’ultima cosa: che il Fondo sviluppo coesione 2007-2013 è stato speso in piccola parte rispetto alle risorse disponibili per la quota regionale. Anche lì le Regioni possono accelerare e dare beneficio al Pil.

La spinta al Pil del secondo semestre 2016 difficilmente verrà da opere programmate oggi.

È evidente. Questa pianificazione serve a dare continuità alla nostra politica determinatissima di accelerare gli investimenti pubblici. In certi casi servirà anche a dare proprio continuità ai lavori. Penso al quarto lotto per il Brennero e al quarto lotto per il Terzo valico. Due opere che tirano già oggi e che faranno Pil anche nei prossimi mesi. Più in generale dico che a spingere sulla crescita di quest’anno arrivano opere su cui lavoriamo da mesi. Opere che abbiamo avviato o sbloccato con un lavoro di grande tenacia nei mesi scorsi. Sono stati pubblicati i lavori per il dissesto idrogeologico e per l’edilizia scolastica su cui lavoriamo da due anni. Il lavoro che abbiamo fatto in questi mesi è soprattutto questo lavoro amministrativo di sblocco opera per opera.

Non è che a questo punto serve un piano straordinario di norme per rilanciare il settore?

Per fare crescita rapidamente è necessario estendere l’azione di ciò che ha funzionato bene finora, a partire dai bonus fiscali per l’efficientamento energetico. Dobbiamo passare dalla scala micro a quella del condominio. È il nostro maggiore impegno per la legge di bilancio.

Come farete?

Dobbiamo fare in modo che si possa fare la cessione dei crediti di imposta alle Esco, le società che eseguono gli interventi di efficientamento energetico. La possibilità infatti già esiste oggi ma è frenata dal fatto che i condomini devono anticipare le somme per l’intervento. In questo modo noi eviteremmo questa difficoltà. Stiamo anche valutando altre misure sulla base di proposte molto ragionevoli arrivate dalle associazioni delle imprese.

Torniamo alle opere: da quali, concretamente, può venire un’accelerazione della spesa per investimenti quest’anno?

Due le ho citate, il Brennero e il Terzo valico. Nel settore ferroviario non dimentichiamo la spesa per manutenzione che sta facendo Rfi-Fs. Rfi nel 2014 ha pagato investimenti per 2,8 miliardi. Nel 2015 ha fatto un salto del 30% e un altro salto del 30% lo farà quest’anno quando dovrebbe raggiungere i 4 miliardi di spesa. Nel 2017 dovranno arrivare a 4,5 miliardi. Un’altra novità delle decisioni del Cipe di mercoledì scorso è l’approvazione del contratto di programma Rfi 2016. Avranno subito le risorse a disposizione grazie alla semplificazione che abbiamo introdotto, eliminando una serie di pareri intermedi. In passato, le risorse venivano messe a disposizione due anni dopo rispetto all’anno di contratto.

Non va altrettanto bene all’Anas.

L’Anas ha una spesa media di 2 miliardi, quest’anno deve stare su questi livelli, ma l’anno prossimo deve essere l’anno di svolta. Però invito a fare una riflessione sul fatto che il 70% dei bandi aggiudicati dall’Anas sono bloccati da contenzioso. Un sistema malato che noi vogliamo superare con il nuovo codice degli appalti perché forse se le gare si bloccano è anche perché quelle gare venivano fatte male. Il nuovo codice degli appalti fa in modo che le opere atterrino finalmente.

Veramente ci sono state molte critiche per il fatto che non avete previsto un periodo transitorio nel codice degli appalti e si è detto che questo ha bloccato il settore.

È un’analisi sbagliata. Quello che oggi serve a mandare avanti il settore non è quello che viene bandito oggi in gara ma quello che noi abbiamo sbloccato in questi mesi. Opere spesso già assegnate eppure ferme oppure bloccate da qualche intoppo procedurale o progettuale. Le opere che vanno in gara ora produrranno Pil fra un anno o due. Per questo dico che il codice degli appalti con le difficoltà vere del settore non c’entra niente.

Vogliamo continuare, invece, con l’elenco delle opere che possono fare Pil già nel 2016?

Abbiamo molto accelerato i lavori aeroportuali, su cui abbiamo fatto un pressing notevole. E ora accelereremo quelli portuali dopo il varo della riforma. Poi c’è un pacchetto di opere autostradali sbloccate anche dalle decisioni di mercoledì. Per esempio la terza corsia Venezia-Trieste delle Autovie venete che vale 450 milioni, inserita nel piano economico finanziario della concessionaria. Lavori a settembre. Abbiamo molto lavorato con la presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Serracchiani per avere tutte le autorizzazioni e arrivare alla firma del contratto. Altro esempio, la Val Trompia, il collegamento con la A4. Una gara aggiudicata anni fa e totalmente bloccata. Un investimento in una zona fondamentale del Paese sul piano produttivo. Altri 250 milioni che partiranno ora. Altri 850 milioni da un’altra opera che abbiamo sbloccato, quella della Val d’Astico, che partirà con un primo lotto. Ci vorranno 5-6 mesi per aggiornare il progetto ma l’accordo è sbloccato.

A settembre partono anche i lavori della terza corsia sulla A1 fra Firenze e Incisa, circa 100 milioni, mentre abbiamo sbloccato anche il 1° lotto del Tibre, il collegamento fra A15 e A22 che vale 500 milioni, e la Ragusa -Catania in project financing da 800 milioni. L’Anas, poi, ha appena pubblicato 300 milioni di bandi per la manutenzione che andranno rapidamente in esecuzione.

Poi ci sono le città.

Altro tema per noi prioritario. Abbiamo varato un primo stralcio da 1,3 miliardi per il piano metropolitane con interventi a Torino, Milano, Napoli, Catania, Palermo. Abbiamo messo a disposizione 2,1 miliardi aggiuntivi per le ferrovie regionali concesse fra cui cito la Roma-Lido e la Roma-Viterbo, oltre ai 300 milioni per la sicurezza. Un’altra novità arriva con il miliardo che servirà ad avviare la Rosco (Rolling Stock Company), la società che centralizzerà gli acquisti di treni e autobus anche per Regioni e comuni. La costituiremo con Cassa depositi e prestiti ma sarà aperta all’apporto di capitale privato. L’obiettivo della centralizzazione non è solo una riduzione di costi ma anche una pianificazione costante che consenta di dare appalti a una filiera produttiva che comunque premierà l’occupazione sul territorio nazionale. Al tempo stesso questo accelererà l’arrivo del materiale rotabile per migliorare il servizio. Faccio notare che anche questo intervento potrebbe partire molto rapidamente.

Prevedete iniziative in favore delle nuove amministrazioni comunali, a partire da Roma e Torino?

Per ora mandiamo avanti i progetti che erano stati concordati con le precedenti giunte, ma siamo disponibili da subito a un confronto per capire quali siano le esigenze delle nuove amministrazioni. Per la metropolitana di Torino abbiamo messo a disposizione 28 milioni cui il comune non riusciva a far fronte.

Fonte: Il Sole 24 Ore